Il voto tra pochi intimi, un’altra inutile lezione? Non per l’Udc vera erede di un simbolo e di una cultura politica che fecero grande l’Italia
Di Wojtek Pankiewicz, Responsabile Nazionale Ufficio Cultura
Purtroppo il dato dell’affluenza alle recenti amministrative è molto triste e molto preoccupante. Infatti, in molti casi i voti di chi ha vinto questa elezione sono inferiori ai non votanti.
Dal voto amministrativo riceviamo la conferma di quanto le persone siano lontane dall’attuale sistema dei partiti . L’astensionismo e la disaffezione sono sempre più estesi. Ovviamente, non ne sta tenendo conto nessuno. E destra e sinistra continuano a proclamarsi vincitori, a seconda del risultato, e continuano con i soliti luoghi comuni e le solite litanie. Il PD blatera su campi larghi e campetti. Mentre il centrodestra continua col mantra che uniti si vince. Al centro, soprattutto dopo l’uscita di Giggino Di Maio dai Cinque Stelle, si autoproclamano tanti sedicenti leader che dei valori del centro moderato non ne capiscono nulla. Diciamo un deciso no a costoro che stanno facendo del “centro” un uso strumentale che sta creando un calderone che sa molto di “vecchio”. Siamo noi, invece, gli eredi di un simbolo e di una cultura politica, che hanno consentito di ricostruire l’Italia, dalle rovine della guerra, economicamente e civilmente. Il Centro non è una sorta di ammucchiata indistinta di spezzoni, schegge, segmenti che confusamente si accavallano gli uni sugli altri. Non abbiamo affatto bisogno di un “centro” qualunque, o centricchio , come giustamente lo ha chiamato qualche giornalista, ma piuttosto di una nuova piattaforma politico-programmatica che si prenda seriamente in carico la “trasformazione” di cui il Paese ha urgente bisogno. Ripeto : siamo noi gli eredi dei valori storici del popolarismo e, pur cercando il dialogo e la collaborazione con le altre forze moderate, portiamo avanti le nostre proposte coerenti con i nostri valori. L’Udc col suo patrimonio politico-culturale ha tutte le carte in regola per essere protagonista del cambiamento e gli elettori lo comprenderanno e ci daranno la forza necessaria.
L’Udc, perciò, in questi giorni attraverso le prese di posizione del segretario nazionale On. Lorenzo Cesa e degli altri leader del partito ha preso atto del fatto che un’intera stagione politica è finita e che bisogna aprirne davvero un’altra.
Al loro fianco l’Ufficio Cultura e l’Ufficio Formazione del partito lavorano convinti della necessità di riscoprire in pieno la nostra identità politica ed il nostro patrimonio culturale al fine di ri-collocarci saldamente nel solco di una cultura politica storicamente consolidata qual è la nostra e nel quadro del popolarismo cattolico-democratico. E su questa base l’Udc cercherà di radicarsi in tutto il territorio nazionale. Noi non inseguiamo i sondaggi, ma una visione di Paese, un’idea di futuro, una linea politica coerente. Una politica capace, come è stato in passato, di guidare economia e finanza dopo la sregolata globalizzazione, elaborando e realizzando un adeguato progetto di crescita del Paese.
Diceva Alcide De Gasperi : “Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione.” Noi dell’UdC in questo momento cerchiamo di fare entrambe le cose.
Lo ha affermato in una nota il prof. Wojtek Pankiewicz, Responsabile Nazionale dell’Ufficio Cultura.
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