Roma, 1 giu. (LaPresse) – “Ancora una volta la Corte Costituzionale batte il Parlamento in fatto di innovazione normativa e lo fa su un tema sensibile come quello dell’attribuzione del doppio cognome a tutti i nuovi nati”. Lo afferma in una nota Paola Binetti, senatrice dell’Udc.”La premessa è che la norma attuale, che da secoli attribuisce automaticamente al figlio il solo cognome paterno – aggiunge – è stata ritenuta ‘discriminatoria e lesiva dell’identità del figlio’. In realtà nei commenti, per lo più positivi, che hanno accompagnato la storica sentenza, in primo piano non c’è tanto l’interesse del figlio quanto il riconoscimento di un diritto femminile, finora negato. Per la ministra Cartabia, grazie alla Corte Costituzionale, è stato fatto un altro passo in avanti verso l’effettiva uguaglianza di genere nell’ambito della famiglia. La Corte Costituzionale, dichiarando illegittime le norme che attribuivano ai figli in modo automatico il cognome paterno, in particolare, l’articolo 262 del codice civile, ha messo in evidenza come questo fatto creasse una sorta di invisibilità della madre e manifestasse una diseguaglianza tra i genitori, che si imprimeva sull’identità del figlio”. “In altri termini più che il diritto del figlio ad avere entrambi i cognomi, quello della madre e del padre, emerge il diritto della madre a vedersi rappresentata nel doppio cognome del figlio – aggiunge – Anche io, come altre colleghe, ho presentato nelle ultime legislature un ddl che va in questa direzione, cercando di tenere insieme nel modo più equilibrato possibile diversi aspetti: il diritto del figlio ad avere nel doppio cognome la rappresentazione storica dei due ceppi familiari da cui proviene; il diritto della madre a non vedersi materialmente esclusa, mentre fino a prova contraria se c’è qualcosa che non ha nulla di invisibile è proprio la gestazione di un figlio, la sua nascita e la sua dipendenza assoluta dalla madre nei primi mesi di vita; e infine il diritto dei fratelli di una stessa coppia a conservare nel tempo lo stesso cognome come espressione di un vincolo affettivo ed effettivo di rara potenza Ci potrebbe essere quindi una buona legge parlamentare, se si manterrà il punto di equilibrio marcato dalla sentenza della Corte Costituzionale, evitando la pletora dei cognomi, la loro distribuzione caotica e mantenendo invece una prospettiva che fa salvi i diritti di tutti, donne e bambini compresi”