“La legge sull’eutanasia va modificata. L’accelerazione sul Fine vita è rischiosa. Il Senato sta lavorando per rivedere una legge dal testo ambiguo. Una vicenda difficile da comprendere quella che stanno vivendo alcuni pazienti nelle Marche: una vicenda che da ieri sta impegnando la stampa e l’opinione pubblica sul tema della vita e della morte. Fabio Ridolfi, 46enne di Fermignano, presenta una tetraparesi che da 18 anni lo tiene immobilizzato e ha chiesto di poter morire, ma da due mesi era in attesa del parere del Comitato etico, che è prontamente apparso dopo il suo appello pubblico. Il documento stabilisce che Ridolfi rientra nei parametri stabiliti dalla Consulta nella sentenza Cappato-DJ Fabo per cui può accedere alla morte volontaria, medicalmente assistita. Fabio vuole morire e si appella alla sentenza della Corte Costituzionale, che in determinate condizioni e circostanze depenalizza, almeno parzialmente il suicidio assistito. Mentre il Comitato etico regionale delle Marche dà una valutazione autorizzativa ricalcando passo passo il ddl sulla morte volontaria medicalmente assistita, approvato alla Camera, ma che non è ancora stato discusso in Senato, dove è ben lungi dall’essere approvato, almeno nella sua versione attuale. Per Marco Cappato, paladino di tutti coloro che si appellano all’eutanasia, la vicenda è kafkiana, e denuncia la legge che non c’è, perché a suo avviso impantanata nel silenzio dei capipartito. Cosa del tutto falsa dal momento che il senato deve ancora precedere ad una serie di audizioni, come previsto dalla prassi parlamentare. In realtà il parere “positivo” dato dal Comitato etico regionale delle Marche, anche se conferma in modo chiaro il diritto di Fabio a morire è però incompleto, perché non dice nulla sulle modalità di attuazione e sul farmaco da usare affinché la sua volontà possa essere applicata. D’altra parte neppure il testo approvato alla Camera, ma non ancora legge, non fornisce alcuna garanzia neppure da questo punto di vista. Come dire che la legge approvata dalla Camera non serve né a far vivere meglio il paziente, né a farlo morire: ossia è una brutta legge nei contenuti e nelle modalità di formulazione. Una legge da rivedere e da rifare”. Lo afferma in una nota la senatrice dell’Udc Paola Binetti.