L’Udc verso il 1 Maggio
Di Wojtek Pankiewicz, Responsabile Nazionale Cultura UDC
Da decenni si parla di Lavoro. La questione è resa ancora più drammatica dalle conseguenze delle crisi finanziarie mondiali, da due anni di pandemia e ora anche dalla guerra. Oggi dobbiamo, infatti, anche immaginare le prevedibili conseguenze che il conflitto in Ucraina, con il seguito delle sanzioni adottate dai paesi occidentali, determinerà.
L’UDC si batte affinché il tema del Lavoro ritorni in cima all’agenda del Governo e delle forze politiche e sociali, evidenziando che la questione non può più essere vista sulla base di una cultura esclusivamente di natura economicista, in quanto il lavoro si inserisce in una ben più ampia questione sociale ed esistenziale che va oltre le sue ricadute oggettive e materiali. Il lavoro è necessario, infatti, per la realizzazione della persona umana, per la sua dignità, per la sua cittadinanza e per l’inclusione sociale. L’articolo 1 Cost. recita: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”. Si afferma in modo molto chiaro che l’Italia è una Repubblica basata sul lavoro. Ciò significa che ogni cittadino italiano deve avere la possibilità di lavorare. Tuttavia oggi questo diritto non viene garantito a tutti, perché la disoccupazione è dilagante. L’art. 4 Cost. afferma che “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.”. Il lavoro è un diritto fondamentale per tutti, perché genera dignità sociale, autonomia economica e identità sociale. È lo strumento con il quale si superano ostacoli e emarginazione. È un diritto. Perché nessuno dovrebbe mai essere nelle condizioni di sentirsi escluso. Nell’idea dei Costituenti il lavoro non è quindi soltanto uno strumento attraverso il quale mettere a frutto le proprie capacità e sostentarsi, ma anche un mezzo di partecipazione attiva alla realizzazione della collettività.
Come osservava Costantino Mortati “nella Costituzione italiana, il lavoro posto a base della Repubblica, non è fine in sé o mero strumento di guadagno, ma mezzo di affermazione della personalità del singolo, garanzia di sviluppo delle capacità umane e del loro impiego.”
Nel nostro Paese, invece, purtroppo la disoccupazione, aggravata dalla pandemia e dalla guerra, e ogni giorno più diffusa. Da registrare con molta preoccupazione l’elevato numero di aziende che dovranno chiudere definitivamente.
Anche il Concilio Vaticano II ci ricorda che tutta la Chiesa deve sentirsi immersa nel lavoro per costruire un mondo più giusto e fraterno, e sia il Magistero che la Dottrina sociale della Chiesa sono stati pionieri nella difesa soprattutto, della “inalienabile dignità di tutti i lavoratori” (CDSC, 268), pur ribadendo che lo stato di “piena occupazione” è un “obiettivo imperativo per ogni ordine economico orientato alla giustizia e al bene comune” (288).
La celebrazione del Primo Maggio suggerisce perciò a noi dell’UDC di continuare e intensificare ancor di più il nostro impegno per il lavoro in modo sempre coerente col nostro patrimonio ideale e culturale.
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Source: News UDC Italia