Ambiente: Novello (Udc), Nucleare? Ascoltiamo la scienza
Con la gravissima crisi causata dalla guerra di occupazione dell’Ucraina, si è tornato a parlare di nucleare.
Gas e nucleare sono stati definiti “necessari alla transizione”, quindi la Commissione UE tira dritto sulla tassonomia.
Per la commissaria McGuinness, l’inclusione dell’energia dell’atomo e del gas è necessaria per la transizione.
Una decisione che sta provocando molte preoccupazioni e che sono convinto debba aprire un dibattito approfondito, fuori da pregiudizi ideologici.
Ascoltare la scienza in temi così delicati è un obbligo.
Ad esempio un grande studioso ed esperto come Angelo Tartaglia, ingegnere nucleare e professore emerito di Fisica presso il Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia del Politecnico di Torino, dovrebbe essere ascoltato.
Il professore esprime forti perplessità sull’atomo, fino a sostenere che «quella dell’atomo non è energia “pulita e sicura”, come dicono i sostenitori della ‘quarta generazione’. E neppure è “inesauribile”».
Eppure per anni ci avevano convinti del contrario.
Intanto c’è da dire che i tempi di costruzione di una centrale arrivano anche a 15 anni.
Ma se gli obiettivi fissati sono di ridurre del 55% le emissioni di Co2 entro il 2030 e arrivare a parità carbonica entro il 2050, è ovvio che le centrali nucleari non soni la risposta, non fosse altro che per i tempi di costruzione. Inoltre: non esistano fonti di energia illimitate, e questo vale anche per il nucleare.
Ritornando alle parole del professore, i nostri dubbi aumentano considerevolmente. Egli infatti spiega: “Al momento non c’è soluzione al problema delle scorie, i costi sono altissimi, la sicurezza è un’illusione”.
Poi quando si entra nel merito del ragionamento, si scopre che addirittura i minireattori di cui parla il ministro della Transizione energetica, semplicemente non esistono ancora, sarebbero da fare. Per cui la quarta generazione di nucleare di fatto non c’è, non esiste.
E da qui torniamo alle emergenze in corso, come l’emergenza climatica che necessita con rapidità di dimezzare le emissioni di Co2 entro dieci anni. Ma la risposta del nucleare richiede tanti decenni per sviluppare le nuove tipologie.
Noi, cittadini di questo pianeta in gravi difficoltà, ci troviamo in condizioni di piena emergenza climatica. Ma rimettere in gioco le centrali nucleari, non rappresenta una soluzione, sia -com’è appena visto- per i tempi di realizzazione di una centrale nucleare, sia per i moltissimi miliardi euro di investimenti. Senza dimenticare che questa scelta suscita ovunque nel mondo tantissimi dubbi, paure e gigantesche perplessità.
È questa la strada giusta per affrontare i temi urgenti dei mutamenti climatici? Di sicuro non è la più sicura, la più immediata, la più necessaria. Questo è un tema assai complesso che richiede supplementi di analisi e approfondimenti.
Infine credo sia utile un’ultima annotazione che emerge dell’intervista ad Angelo Tartaglia curata da Alberto Deambrogio su ‘ transform Italia’:
“L’energia nucleare non emette Co2, ma non si può definire ‘pulita’, perché ha impatti negativi sull’ambiente circostante. Le centrali oggi in funzione sfruttano solo energia liberata nelle reazioni di fissione. Nonostante ci siano diversi esperimenti in corso, infatti, non esistono ancora reattori a fusione che riescano a liberare più energia di quanta non ne assorbano. Ma i reattori a fissione, di qualunque generazione e dimensione, si basano su una reazione che produce dei frammenti di fissione, isotopi di elementi chimici più leggeri dell’uranio da cui si era partiti e che sono instabili, radioattivi”.
È da queste certezze che bisogna partire quando si parla con una certa leggerezza di nucleare.
Luigi Novello Responsabile Nazionale Ufficio Ambiente UDC.
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