Ue: Binetti (Udc), Draghi luci e ombre, pensionati risorsa non parametro residuale
(DIRE) Roma, 20 ott. – “L’intervento del Presidente Draghi in Aula, accolto in religioso silenzio e con una sostanziale soddisfazione da parte del Senato, ha fissato le coordinate su tre questioni fondamentali, che in modo diverso intercettano il sentiment di tutti gli italiani. Prima di tutto la salute: e se si accetta il riduzionismo del termine salute alla sola questione pandemia, con gli eccellenti risultati sul piano Vaccini, si può dire che l’Italia è prima in Europa e per estensione prima nel mondo; con tutti i complimenti al Commissario Figliuolo. Il secondo tema chiave riguarda la ripresa economica e l’andamento del PIL e in questo campo sembra proprio che non siamo più il fanalino di coda dell’Europa e stiamo crescendo più del dovuto, con la relativa soddisfazione del mondo produttivo. Il terzo punto, appena accennato, riguarda invece le pensioni e il recente balletto delle cifre: non più quota 100, forse quota 102 o forse 104… E in un Paese come l’Italia, caratterizzato dal più alto indice di invecchiamento, per una crescente aspettativa di vita, il vasto mondo dei pensionati meriterebbe una maggiore attenzione. Una attenzione concreta, coraggiosa e capace di apprezzare pienamente i famosi 40′ anni di lavoro, più o meno usuranti; più o meno ricchi di soddisfazioni. Il tema dei pensionati e il modo in cui un Paese si prende cura i lui è davvero un indicatore di civiltà formidabile. Accade però troppo frequentemente che. dopo 40 anni di lavoro, la fascia di coloro che percepiscono tra i 1200 e i 1400 euro netti al mese, la maggioranza, non riesca assolutamente ad arrivare a fine mese. Soprattutto se vive in una grande città, laddove è sempre vissuto, perché è lì che ha trovato lavoro tanti anni prima. E accade anche che la loro pensione superi di poco la pensione sociale di chi in questi 40 anni ha fatto altro; ma certamente non ha versato contributi e forse non ha neppure pagato le tasse.” Lo afferma la senatrice Paola Binetti, UDC. “Il tema della giustizia nei confronti dei pensionati è un grande tema sociale, forse uno dei più importanti tra quelli con cui la nostra società deve confrontarsi. Se dopo 40 anni di lavoro, di effettivo servizio svolto negli ambiti più diversi, di contributi versati e spesso prelevati direttamente dallo stipendio come avviene per chi lavora nella PA, non si è in grado di poter vivere una vita indipendente, dignitosa, qualcosa c’è che non funziona nel dinamismo profondo del sistema sociale. Tanto più se sono vere le proiezioni che riguardano le nuove generazioni, che stenteranno a mettere insieme 40 anni di lavoro regolare e , nel migliore dei casi, dovranno fare ripetuti i congiungimenti per raggiungere un calcolo nei contributi adeguato a quanto richiede l’INPS. Oggi è difficile essere giovani e trovare un lavoro regolare, che lasci una traccia significativa ai fini pensionistici. Ma è altrettanto amaro scoprire che dopo aver lavorato 40 anni, la prospettiva di vita appare ottimistica rispetto agli anni da vivere ancora e del tutto pessimistica rispetto al modo in cui si potranno vivere questi anni, per una sorta di impoverimento legato alla svalutazione del lavoro svolto, prima ancora che dell’euro. Su questo punto chiave nel nostro Pese il PNRR avrebbe potuto fare una proiezione diversa e più equa anche rispetto al reddito di cittadinanza, convertendo quest’ultimo in occasioni concrete di lavoro, basta pensare a tutti i lavori socialmente utili che si potrebbero fare e far fare, e gratificando più e meglio chi ha lavorato tutta la vita”, ha concluso
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Source: News UDC Italia