Giustizia: Binetti (Udc), sia più giusta anche per adolescenti fragili in carcere
(DIRE) Roma, 30 lug. – “Il tema della Giustizia è al centro del dibattito parlamentare, sia alla Camera che in Senato: in modi diversi, su aspetti diversi ma profondamente interrelati. Potremmo dire che il Paese ha fame e sete di giustizia, anche per una esplicita richiesta da parte dell’Unione Europea, che a questo obiettivo ha subordinato, almeno in parte i suoi aiuti. La revisione profonda, strutturale, destinata a cambiare tutta una serie di modelli di comportamento riguarda sia la giustizia amministrativa che quella penale. In senato abbiamo discusso ieri sera, fino a notte fonda, della stretta corrispondenza che c’è tra giustizia e pubblica amministrazione, con un obiettivo chiave, fortemente recepito, da tutti i partiti di maggioranza: il No alla corruzione amministrativa. O per lo meno una politica che renda così difficile incorrere in reati contro la pubblica amministrazione, da obbligare tutti, a tutti i livelli, a perseguire buone pratiche di efficienza e trasparenza. Alla Camera, non ancora approvata, al centro del dibattito c’è il processo penale, con tutte le implicazioni sul piano della lunghezza dei processi; delle possibili forme di prescrizione e sulla vita nelle carceri con il loro sovraffollamento”. Lo afferma la senatrice Paola BINETTI, UDC, vicepresidente della Commissione straordinaria per i Diritti umani del Senato. “E in questo caso – osserva la senatrice- una attenzione particolare va prestata alla giustizia minorile, alla possibilità delle pene alternative, al vero obiettivo da perseguire che è quello della riabilitazione, per limitare al massimo le recidive, tanto più quando si tratta di adolescenti fragili. Sto seguendo ormai da diversi mesi il caso di un ragazzo, poco più che adolescente, rinchiuso nel carcere di Poggioreale a Napoli per uso e consumo di droghe. Un ragazzo la cui fragilità psicologica è documentata da una relazione degli operatori del SERT e del SERD. I SerD -Servizi per le Dipendenze- come è noto ricomprendono le funzioni e l’organizzazione stabiliti per i vecchi Sert – Servizi per le Tossicodipendenze-, ma estendono i loro interventi anche agli ambiti relativi alle sostanze d’abuso legali ed a quelli delle dipendenze comportamentali”. “Quel che è certo – prosegue BINETTI- è che il carcere non conviene al ragazzo, che starebbe molto meglio in un Comunità di recupero. Ma nonostante la Comunità Incontro di Amelia si sia detta disposta ad accoglierlo e a prendersi cura di lui, una burocrazia macchinosa rende tuttora impossibile il trasferimento del ragazzo dal carcere, in cui prevale l’ottica punitiva della privazione della libertà, ad una Comunità specializzata proprio per accogliere e riabilitare ragazzi come lui, con interventi di natura psicoterapeutica, socio-educativa, e lavorativa. La Riforma qui non c’entra. Gli strumenti normativi ci sono e sono alternativi al carcere con una evidente dimensione psico-socio- educativa. Ma la macchina organizzativa si inceppa davanti ad ostacoli difficili da interpretare e perfino da giustificare, posto che la permanenza in carcere può certamente accentuare il problema psicologico di un ragazzo, che sembra perfino avere qualche tratto psicotico, che renderebbe urgente il suo trasferimento in una struttura a carattere sanitario”. “Ma mentre si discute di Giustizia e si invoca una giustizia più giusta – conclude la senatrice- ci si dimentica di quanti potrebbero ottenere già oggi un diverso trattamento: più umano ed efficace per lui e per la società. Se non si riparte da qui anche la nuova riforma corre il rischio di impantanarsi in acrobazie burocratiche che allontanano il soggetto dalla soluzione dei suoi problemi e lasciano la nostra società in balia di regole di cui non si intravvede il senso o il significato.” (Com/Sor/ Dire) 13:28 30-07-21 NNNN
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