Scuola: Binetti (Udc), credere non è una colpa, nessuno tocchi il crocifisso
(DIRE) Roma, 25 mag. – “Credevamo che non ci sarebbe più stata una ulteriore aggressione al Crocifisso nelle Aula: il simbolo per eccellenza di tutti i cristiani, che restano pur sempre maggioranza nel Paese. Eppure non è cosi’: un docente, vicino alla Associazione degli atei e agnostici razionalisti durante le sue ore di lezione rimuoveva il Crocifisso dalla parete, contro la volontà della maggioranza degli studenti, favorevoli invece alla presenza del Crocifisso”. Lo afferma la senatrice Paola Binetti, UDC. “Il preside, sollecitato a prendere posizione da parte degli studenti, si era schierato al loro fianco, imponendo una sanzione al docente; sanzione ritenuta pienamente legittima sia in primo grado che in appello. Ma la questione giunta in Cassazione ha in qualche modo ipotizzato che l’esposizione del Crocefisso comporti una lesione della libertà di insegnamento del docente, che a questo punto afferma di sentirsi discriminato”, aggiunge Binetti. “Il punto chiave però – sottolinea ancora – è quello che riguarda la libertà di apprendimento degli studenti, l’esigenza da loro espressa di poter mantenere in aula il simbolo religioso per eccellenza di tutti i cristiani. Un simbolo in cui la vittima muore, perché riafferma le sue idee, le sue convinzioni, la sua stessa identità e non intende opporre violenza alla violenza che subisce. Muore perdonando e, a prescindere dalla Fede con cui i cristiani credono profondamente nella sua divinità, resta il fatto che è da sempre considerato la Vittima per eccellenza, contro cui si accaniscono romani e giudei, per il solo fatto che è testimone vivo della Verità per cui vive. Simbolo della non violenza, a cui comunque si fa violenza. Un Testimone forte di cosa può accadere quando la discriminazione si accanisce assumendo la forma di un pensiero unico, incapace di riconoscere la verità e di rispettarla nella sua radicalità. La testimonianza di cui oggi hanno più bisogno che mai tutti, a cominciare dai più giovani: il no alla violenza e la consapevolezza che le ideologie esasperate sono sempre fonte di violenza”. Binetti osserva che “si tratta dell’ennesimo tentativo di rimuovere, in via giurisdizionale, il Crocifisso dai locali pubblici e, in particolare, dalle aule scolastiche. Precedenti analoghi sono falliti. Il TAR, ma anche il Consiglio di Stato, ha ritenuto compatibile con il c.d. “principio di laicità” l’esposizione del Crocifisso, in quanto non solo simbolo religioso, ma anche culturale, espressivo di valori sui quali si fonda anche la Carta fondamentale della nostra Repubblica. E la stessa Corte Europea dei diritti dell’uomo ha deliberato che l’esposizione del Crocifisso non lede la libertà d’educazione. Attendiamo quindi con un certo ottimismo la sentenza della Corte di Cassazione a Camere riunite. Ci resta solo il dubbio se in piena crisi della magistratura, con i ritardi infiniti per cui la giustizia italiana è stata ripetutamente multata anche a livello europeo, sia questa la priorità della cassazione e chiediamo maggior rispetto per le convinzioni del Popolo italiano, comprese quelle di natura religiosa oltre che culturale”. Paola Binetti conclude: “Credere non è una colpa, ma può addirittura essere considerato un diritto, previsto dalla Dichiarazione dei Diritti universali dell’uomo.”
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