Diritti: Binetti (Udc), omotransfobia e utero in affitto leggi divise
“QUAL’E’ LA POSIZIONE DEL GOVERNO DRAGHI?” (DIRE) Roma, 13 apr. – “Per una singolare coincidenza sono contemporaneamente presenti in Senato e alla Camera dei Deputati due ddl tra i piu’ divisivi del dibattito attuale sui gradi temi dai forti risvolti etici ed antrologici. Da un lato la cosiddetta Legge contro la omotransfobia e dall’altro la legge sull’utero in affitto”. Cosi’ Paola Binetti, senatrice Udc. “La legge in discussione al Senato- spiega- e’ gia’ stata approvata alla Camera nel novembre scorso e se l’intenzione annunciata dai promotori della legge era quella di equiparare la discriminazione verso gli omosessuali alle discriminazioni razziali, etniche e religiose gia’ punite dai delitti contro l’uguaglianza, l’attuale testo approdato in Senato va ben oltre gli iniziali intenti di repressione della violenza omofobica e mette in campo potenti strumenti di sensibilizzazione sociale e di prevenzione. Inoltre, la formulazione del testo di legge getta presenta non poche ambiguita’ e lascia al giudice il compito di distinguere caso per caso se i giudizi formulati rientrano nella liberta’ di espressione del pensiero tutelata dalla Costituzione, oppure se si tratta di espressioni che riflettono una vera e propria discriminazione omofobica. In altri termini se il ‘No’ alla violenza e’ chiaro e condiviso, assai meno chiare sono le tutele per la liberta’ di espressione nelle sue molteplici forme. Non meno insidioso appare il dibattito sull’utero in affitto, altrimenti definito come gestazione per altri, e in definitiva destinato ad assicurare alle coppie omosessuali un presunto diritto alla genitorialita’, sempre in rispetto del principio di uguaglianza. In realta’ il ricorso all’utero in affitto non e’ molto dissimile dalla compravendita di bambini all’estero, aggirando sostanzialmente tutti i vincoli posti dalle leggi sull’adozione. Anzi, se e’ vero che le leggi sull’adozione richiedono un significativo processo di semplificazione per la complessita’ delle indagini con cui si cerca di accertare l’idoneita’ dei richiedenti alla genitorialita’, il riconoscimento dell’adottabilita’ di bambini nati con la pratica dell’utero in affitto non verifica nessuna di queste condizioni e si limita a prendere atto di quanto gia’ stabilito in qualche paese compiacente”
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