Scuola: Binetti (Udc), non basta ragionare in termini di apertura e chiusura
dis(DIRE) Roma, 29 mar. – “Il tema della scuola si sta rivelando tra i piu’ difficili da affrontare in questa pandemia, anche per alcune innegabili contraddizioni, che sorprendono e spiazzano non solo le famiglie e gli insegnanti, ma anche l’intero contesto sociale. Dunque domani i ragazzini fini a 11 anni: prima media! Torneranno a scuola in presenza: per due giorni addio alla DAD, che sta sollevando piu’ problemi che soluzioni. Ma, come e’ tradizione, da giovedi’ entreranno nel vivo delle vacanze pasquali, anche perche’ tutto il Paese sara’ in rosso. Qual sia il senso che esclude i ragazzi piu’ grandi, anche di poco come i compagni di terza media, da questa esperienza pre-pasquale, non e’ facile da capire. Eppure sono proprio i ragazzi giunti alla fine di un ciclo a reclamare tempo sia per capire meglio come si svolgeranno gli esami di terza media che per consolidare l’amicizia con compagni che non vedranno piu’, perche’ dopo gli esami le loro strade si differenzieranno”. Lo afferma la senatrice Paola BINETTI, UDC. “Difficile capire perche’ l’apertura non abbia coinvolto, per ragioni analoghe, gli studenti dell’ultimo anno della SMS. I messaggi arrivati dal Ministero si sono snodati su di un doppio binario- spiega BINETTI- che non sempre e’ apparso rassicurante ne’ agli studenti ne’ tanto meno alle loro famiglie. Da un lato la piena consapevolezza del clima decisamente piu’ difficile in cui sono trascorsi questi due anni e quindi la necessita’ di venire incontro agli studenti per apprezzarne il lavoro fatto e la maturita’ raggiunta, senza appesantirli con verifiche troppo stringenti. Dall’altro pero’ non dare per scontata la promozione per tutti a condizioni cosi’ agevolate da delegittimare il lavoro svolto da molti di loro e non scambiare per pigrizia intellettuale quella che e’ stata una dura battaglia con la mancanza di materiali e metodi. Il problema in altri termini non e’ solo quello di aprire e chiudere le scuole- continua la senatrice- ma quello di valutare il lavoro fatto da docenti e studenti in funzione di obiettivi reali di apprendimento e di sviluppo di capacita’ e competenze. Cosa valutare, come valutare, perche’ valutare: non c’e’ dubbio che la scuola non puo’ sottrarsi a questi interrogativi, ma rispondere a queste domande puo’ rivelarsi piu’ difficile di quanto non sembri. Immaginare di valutare il lavoro fatto solo in funzione dei programmi canonici, che si sarebbero dovuti svolgere, appare francamente limitativo, quando non ingiusto. D’altra parte, una riprogrammazione coerente nelle circostanze date, non c’e’ stata quasi mai”. “Gli insegnanti hanno fatto quello che hanno potuto, ognuno nel suo contesto concreto, nell’ambito culturale assegnato e con i tempi e i mezzi a disposizione. Ma anche gli studenti, esposti a cambiamenti radicali nel modo di insegnare e di imparare, hanno fatto quel che hanno potuto. E nessuno puo’ dire che si sarebbe potuto fare di piu’; in questo lungo biennio molte cose sono cambiate e la valutazione deve tenerne conto, interrogandosi sul senso stesso del valutare. Non solo nel senso di misurare ma anche di valorizzare: la valutazione dovrebbe dar conto del valore aggiunto che il lavoro di tutti ha realizzato in condizioni cosi’ problematiche. Non si tratta di promuovere tutti banalizzando la fatica di chi si e’ impegnato di piu’ e meglio, ma di riconoscere quanto sia difficile riconoscere questo piu’ e questo meglio e quindi sottolineare il valore aggiunto da tutti e da ognuno per dare senso a questo strano biennio di chiusure e di sofferenze profonde. Ricominciando dall’esperienza diretta della scuola in presenza”, termina BINETTI. (Com/Sor/ Dire) 13:58 29-03-21 NNNN
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