Donne: Binetti (Udc), a 75 anni dal voto ancora tante battaglie da combattere
(DIRE) Roma, 10 mar. – “Il 10 marzo del 1946 le donne votarono per la prima volta in Italia: si trattava di elezioni amministrative. Sono trascorsi 75 anni e le battaglie combattute per difendere i diritti delle donne, sono state spesso vinte, ma sono ancora molte quelle che meritano di essere combattute e vinte proprio sul piano normativo. Con uno tra i piu’ democratici degli strumenti legislativi: il voto”. Lo ricorda la senatrice Paola BINETTI, UDC, che continua: “Votare per le donne fu allora una grossa conquista: da un lato un semplice atto di giustizia e dall’altra un indubbio riconoscimento del coraggio e della competenza con cui durante la guerra avevano ricoperto tutti i ruoli lasciati scoperti dagli uomini impegnati nella guerra. Avevano meritato cio’ che in realta’ andava riconosciuto loro per semplice fatto di giustizia. Una delle forme piu’ elementari di riconoscimento concreto di pari opportunita’ tra uomini e donne. Da allora in poi, in modo trasversale, nella azione politica delle donne i diritti delle donne sono sempre stati centrali; sia in forma di denuncia, quando la discriminazione appariva chiara e innegabile, sia sotto forma di proposta per rendere possibile l’integrazione degli impegni di natura familiare con quelli di natura professionale. Proprio oggi esplode sulla cronaca il caso della Pallavolista che aspetta un bambino e proprio per questo viene fatta oggetto di una serie di critiche molto pesanti proprio dai dirigenti della sua squadra. L’accusa: non aveva detto di voler un bambino; non aveva detto che accanto alla passione sportiva c’era in lei anche il piu’ legittimo dei desideri di una donna: avere un figlio”. (SEGUE) (Com/Tar/ Dire) 11:47 10-03-21 NNN-2- (DIRE) Roma, 10 mar. – Per BINETTI “evidentemente il restare incinta per Lara Lugli e’ stato considerato come mancanza di professionalita’. Il fatto e’ anche piu’ complesso. Perche’ la Lugli quel bambino lo ha perso e quando, dopo l’aborto spontaneo, ha chiesto al club il pagamento dell’ultimo stipendio pendente, e’ stata citata per danni. Accusata di non aver onorato il suo contratto, di non avere detto di voler avere dei figli e quindi di non aver completato il campionato. C’e’ evidentemente un vuoto normativo che va rapidamente colmato. In casi del genere infatti i Club interrompono il contratto: e’ una prassi acquisita per le atlete della Serie B1 ma anche per le categorie superiori. Le donne che fanno sport anche a livelli agonistici importanti, sono comunque considerate dilettanti e non hanno nessun tipo di tutela, nessuno strumento giuridico in mano. Il paradosso e’ che se si infortunano, e comunque dipende dalla gravita’ dell’infortunio, il contratto viene onorato. Ma se annunciano di aspettare un bambino, un minuto dopo c’e’ la rescissione del contratto. Nel caso di Lara Lugli le accuse della sua societa’ sono particolarmente pesanti e non a caso lei ha deciso di reagire. In nome di tutte le sue colleghe che si sono trovate o si potrebbero trovare in una situazione analoga e non a caso ha ricevuto il consenso della stragrande maggioranza di loro. E’ evidente come a distanza di 75 anni ci siano ancora dei veri e propri vulnus normativi che danneggiano le donne. E se ci sono voluti almeno altri 20 anni, dopo quel primo voto, per aprire alle donne le porte della Magistratura, e altri trenta per rendere possibile la partecipazione alla carriera militare, non stupisce che ancora oggi le donne debbano scalare montagne per esigere diritti cosi’ elementari come per esempio quello ad avere un figlio senza dover rinunciare ai propri sogni sportivi. Lo sport deve essere restare uno spazio di liberta’, piu’ che mai aperto al merito e alla giustizia, a cominciare dalla giustizia sportiva che nei confronti delle donne deve fare ancora molti passi avanti”, conclude la senatrice. (Com/Tar/ Dire) 11:47 10-03-21 NNNN
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