Recovery fund: Binetti (Udc), cabina regia minaccia di esautorare governo
(DIRE) Roma, 30 nov. – “Il lavoro parlamentare in Senato e’ ormai monopolizzato dal rincorrersi dei dpcm, anonimamente ricompresi con la stessa etichetta: ristori 1..2..3..4..5, e non sappiamo quando si fermera’ la lunga sequenza delle persone, delle associazioni di professionisti, delle aziende che premono per avere il loro ristoro, indispensabile alla sopravvivenza. Ma il vero problema e’ che il quantum previsto dai singoli decreti si limita a soddisfare le esigenze del momento e non consente nessuna prospettiva di investimento, neppure per il futuro del dopo Covid. E tra la fase emergenziale e il rilancio industriale o comunque imprenditoriale il gap corre il rischio di trasformarsi in una valanga di licenziamenti con conseguenze ancor piu’ pesanti di cio’ che stiamo sperimentando in questi giorni. Lo confermano le oltre 7000 pagine (sic!) di emendamenti presentati alla Camera alla legge di bilancio. Oltre un terzo sono della maggioranza, che evidentemente non condivide pienamente le scelte ipotizzate dal suo stesso governo, e dal Mes in primis”. Lo dice Paola Binetti, senatice dell’Udc, che aggiunge: “La partita che si sta giocando in questi giorni e’ una partita ad altissimo rischio in cui la cabina di regia ipotizzata da Conte, con Patuanelli e Gualtieri, e una struttura gerarchica fatta da 6 alti manager, ognuno dei quali con 50 esperti al seguito, corre il rischio di essere percepita come una struttura parallela e alternativa allo stesso Consiglio dei ministri. Una sorta di legge del taglione, per cui come il governo ha decapitato il Parlamento ora la regia del Recovery Fund potrebbe decapitare il governo stesso. Il che rende ovviamente del tutto inutile qualunque forma di rimpasto, dal momento che tutti i ministri sarebbe rimpiazzati dalla nuova mega-struttura di controllo, vero organo decisionale della vita della legislatura in questi ultimi due anni e poco piu’ che le restano”. Per Binetti “e’ in atto, almeno apparentemente, una sorta di rovesciamento degli organi istituzionali regolarmente eletti dal popolo, con una graduale sostituzioni di nuovi organi, direttamente scelti dal premier. Prima e’ stata la volta dei comitati tecnico-scientifici, da quello a trazione sanitaria a quello a trazione economica, con il famoso piano Colao, del tutto scomparso dal nostro radar di riferimento. Siamo ormai ben oltre la trasformazione della Repubblica italiana da Repubblica parlamentare a Repubblica presidenziale e neppure semi-presidenziale, come accade in Francia. I 208 miliardi in arrivo con il Recovery Plan fanno si che il vero potere decisionali si sposti laddove sono le risorse economiche ed e’ li’ che si esercita il potere di chi comanda davvero. Dice la sacra scrittura: Ubi corpus, ibi congregabuntur aquilae… e di fatti laddove si trovano le risorse auree li’ si stanno concentrando gli appetiti, esautorando qualsiasi altra struttura, per democraticamente eletta che sia”, conclude. (Com/Anb/ Dire) 13:23 30-11-20 NNNN
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