Covid 19: la scienza fuori dai talk-show di Antonio Cisternino
Per l’ennesima volta oggi mi sono impattato in uno dei talk show televisivi ove tema costante è l’epidemia da Covid. Il solito monologo senza contraddittorio con lo scienziato invitato di turno e con il conduttore-conduttrice con fiume di domande di ogni ordine e grado, da quelle semplici di qualsiasi persona comune, preoccupata ed impaurita come non mai da questa epidemia senza tregua, ad argomentazioni sempre più sofisticate, quasi tutte con tono di lamentele per Pronti soccorsi ed Ospedali inadempienti, strutture sanitarie carenti, conflitti tra utenza ed ospedali, mancanze di strategie sanitarie adeguate. Insomma sembra quasi un Italia del pallone dove Tutti siamo ormai in grado oltre che saper allenare la Nazionale di calcio, di essere anche arguti suggeritori di strategie sanitarie ad alta complessità, vaccini e prossime campagne vaccinali incluse. Le argomentazioni poste nella conduzione del Tema, ovviamente oggi di primario interesse, sono plausibili e non biasimabili. La gente vuole sapere, è preoccupata, vorrebbe delle speranze ed ancora meglio se certezze. E a chi le chiede? Ai Medici invitati in trasmissione che finiscono per essere sempre gli Stessi ed e che cercano di semplificare questioni abbastanza complesse. Credo che possa essere argomento serio di grande discussione fra addetti ai lavori scelti che vada disciplinata diversamente l’informazione mediatica che viene, a volte con enfasi e leggerezza o imprudenza, passata attraverso un canale televisivo ove una mezza notizia, un’ipotesi di lavoro scientifico viene data per una realtà acquisita scontata ed applicata con successo nella pratica clinica. Si rischia davvero di travisarne i contenuti e le cose non stanno cosi. Da chirurgo urologo riporto un caso a me capitato di un paziente affetto da tumore della prostata che aveva a suo dire recepito in televisione che il suo cancro poteva essere curato con l’utilizzo delle cellule staminali. Quindi mi chiedeva esplicitamente di fare un prelievo della sua prostata, iniettargli le cellule staminali e farlo guarire dal tumore. Ipotesi terapeutiche oggi ancora molto futuristiche. L’esempio viene portato per raccontare come possa essere distorta una informazione passata in televisione e che possa essere recepita da non addetti ai lavori in maniera del tutto fallace ed inesatta. Inoltre, per esperienza personale, quando siamo ospiti in una trasmissione televisiva, comprendendo la dialettica comunicativa dello spettacolo, i messaggi devono essere brevi, i tempi ridotti e le informazioni alla fine quasi sempre ottimistiche per lasciare messaggi di speranza con qualche spunto di originalità di quella trasmissione mai raccontata nelle precedenti e via di questo passo. Ma questo se può far parte di una trasmissione medica monotematica una tantum, non può funzionare per il Tema Covid ormai trasformato in un virality show, ove tra video esclusivi di malati, ambulanze in coda, pronti soccorsi affollati, pazienti giacenti in ospedali da campo, interviste al personale sanitario in turno, e via su questa linea, si sfoderano continuamente titoloni allarmistici e dirette 24 ore su 24, dando vita a una spettacolarizzazione di un bisogno sanitario complesso che non può esaurirsi al tempo contingentato di quella o di quell’altra trasmissione. E si finisce spesso per andare a letto “tutti contro tutti” con un Italia che abbraccia cuscini di terrore. Così inevitabilmente oltre alla paura persistente di essere infettati dal corona virus, alle fragilità individuali di alcuni, si aggiungono le patologie indotte da paura, insonnia e somatizzazioni di vario genere. Comprensibili, seppur in parte, certe spettacolarizzazioni di interviste a personaggi noti al grande pubblico poi divenuti Pazienti. E quindi certe trasmissioni dedicate e mirate per una informazione nazional popolare sono certamente accettabili, perché parlare comunque di Covid fa bene. Ma l’informazione scientifica non può far parte alla pari di una divulgazione popolare. Ancora peggio quando il conduttore chiede ad uno Scienziato ospite, di esprimere pareri di giudizio su Esperti assenti e su contenuti di argomentazioni strategiche magari di parere discordante. Asimmetrie divulgative che disorientano la Gente. La prudenza di analisi su dati, processi organizzativi, logiche di sviluppo, prospettive scientifiche, terapie di massa come i vaccini sono problemi ad alta complessità che meritano il rispetto tanto quanto la mission che sottintendono, ovvero salvare le nostre vite. Strutturare una narrazione sobria di tutte le informazioni che riguardano il tema Covid giova ad una corretta informazione che le Persone meritano. Poi non dimentichiamo che le difficoltà sanitarie ministeriali oltre ai principi generali a cui attenersi devono fare i conti con le realtà sanitarie territoriali regionali, diverse da regione a regione. Quindi evitare, da parte di Esperti medici sovraesposizioni mediatiche e, quando proprio necessario, lasciare contenuti equilibrati e condivisi. Queste riflessioni non vogliono essere un invito alla limitazione del diritto di espressione. Ma complessità sanitarie di grande portata non possono essere comprese da chiunque. Anche il necessario fondamentale dibattito scientifico, non deve avvenire in un salotto televisivo ma nei posti giusti della Scienza fra i migliori sapienti. La Scienza ha le sue regole. La Gente è maggiormente disorientata quando non ha messaggi univoci di concretezza. E di fronte ad incomprensioni di sistema, si finisce per di più ad aumentare negazionismo e complottismo. La Scienza fuori dai talk-show.
Antonio Cisternino
Medico-Chirurgo Responsabile nazionale Sanità UDC
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