Dl Rilancio: Binetti (Udc), storia di ordinarie ingiustizie
(DIRE) Roma, 17 giu. – “Ci sono tre nodi che si intrecciano strettamente pensando al prossimo settembre e alla riapertura delle scuole, che ogni giorno che passa appare sempre meno certa. I nodi individuati, tutti al elevato impatto sociale, riguardano i bambini, a cominciare dai piu’ piccoli, il lavoro delle madri e il futuro della scuola. Per quanto riguarda i bambini da tre a sei anni, concretamente la fascia dei tre anni, al loro primo ingresso nella scuola dell’infanzia corrono il rischio di essere lasciati a casa, almeno negli asili statali e comunali. Per loro, non e’ prevista apertura a settembre: considerando la riduzione degli spazi e le nuove regole logistiche, la precedenza viene data ai bambini di 4 anni, per continuita’ di esperienza didattica e formativa. Con buona pace delle madri-lavoratrici dei bambini piu’ piccoli, piombate in un insopprimibile livello di ansia. Per loro le alternative sono tre: iscrivere i figli in una scuola materna privata, non solo con rette decisamente piu’ alte, ma anche con l’aggravante che molte di queste scuole stanno chiudendo per le enormi difficolta’ a cui sta andando incontro il nostro Paese. Oppure contattare una baby sitter, il cui costo mensile e’ decisamente impegnativo, soprattutto se e’ qualificata, e quindi tenerli in casa, privandoli di esperienze di socializzazione e di stimolazione sul piano cognitivo e psico-motorio. Oppure rinunciare a lavorare loro stesse e restare a casa a seguire i bambini, subendo uno status di disoccupazione che non avrebbero proprio voluto. Il tutto in attesa che la ministra dica e faccia cose che abbiano un minimo di chiarezza, concretezza e coerenza, magari mettendosi d’accordo con la collega ministra della famiglia. Ma tra tutte e due, sembra proprio che le donne, giovani madri e giovani professioniste, non possano proprio contare su nessuno che dal governo comprenda le loro necessita’”. Lo afferma la senatrice Paola Binetti, Udc, che continua: “Lo abbiamo detto fin dal primo momento, e lo ribadiamo anche a nome di numerose associazioni di genitori, mai come questa volta e’ davvero un’impresa ardua potersi far carico contemporaneamente del lavoro e della cura della famiglia. Durante il lock down, tra didattica a distanza e smart working le donne hanno subito il piu’ pesante contraccolpo sulla propria salute e vivono ancora in una condizione di stress prolungato di cui nessuno ha colto fino in fondo la gravita’ e le ripercussioni. Ora proprio le madri piu’ giovani si trovano esposte ad un livello di incertezza che minaccia di destabilizzarle ulteriormente. Eppure stiamo parlando di un diritto, che dovrebbero poter esigere proprio in virtu’ di quelle famose pari opportunita’, che, al momento, appaiono solo una bella etichetta da mettere sulla carta intestata del ministero. A che serve il Family act se non tutela il lavoro delle giovani madri nei momenti di maggiore criticita’; a che serve parlare di politiche per la natalita’ se poi non esistono servizi per l’infanzia e quando esistono, per ragioni puramente ideologiche, sono a costo impossibile per tate e tante famiglie. Perche’ la scuola dell’obbligo non dovrebbe essere calcolata almeno dai tre anni, posto che ormai e’ entrato nella mentalita’ comune delle famiglie che ai bambini fa bene andare a scuola, non al nido, almeno dai tre anni in su… Siamo davanti ad un governo incapace di pensare in modo organico una qualsiasi proposta, immaginando come tradurla in fatti concreti, e non solo come annunciarla sui social o in TV. Faremo la nostra battaglia pretendendo che almeno la scuola sia uguale per tutti e tutti i bambini possano andare a scuola al compimento dei loro tre anni. Dove le famiglie preferiscono, sulla base di una scelta consapevole e non del disordine tipico di chi non sa ne’ governare ne’ fare politica!”.
Source: News UDC Italia