Sanità: Binetti (Udc), futuro giovani medici in Odg Cdm
(9Colonne) Roma, 11 giu – “Di specializzazione dei medici si parlerà il prossimo 18 giugno in CdM, con tempi strettissimi perchè gli esami di ammissione alla specializzazione sarà tra meno di un mese e giustamente i giovani medici vogliono risposte chiare. Ma suscita molte perplessità l’ennesima proposta delle Regioni di creare ospedali di insegnamento non universitari, in cui specializzare almeno 2500 neolaureati, evitando lo scoglio della selezione universitaria, in cui molti, troppi risultano sconfitti, per carenza di posti disponibili. In questo caso si creerebbero due canali di specializzazione: uno ospedaliero ed uno universitario, senza che sia chiaro quali sbocchi professionali verranno offerti agli uni e agli altri. Finora la formazione specialistica è stata interamente a carico delle Facoltà di medicina, che si sono preoccupate di fornire al SSN una classe di medici che tutto il mondo ci invidia, per competenza teorica e per competenza pratica; per l’attitudine alla ricerca e per la sensibilità sul piano delle medical humanities. Ma se l’università pone in primo piano la formazione degli studenti, il rischio che nei cosiddetti ospedali d’insegnamento i giovani medici vengano assorbiti come forza lavoro, è tutt’altro che irrilevante. Il paradosso è che mentre non ci sono risorse economiche per la formazione in ambito universitario, queste risorse vengono rese disponibili in sede regionale. Immessi precocemente nel percorso formativo, è probabile che apprendano velocemente a rendersi utili, con il rischio però di rimanere intrappolati in uno schema più di tipo produttivo che formativo”. Lo afferma la senatrice Paola BINETTI, UDC, che continua: “Da molti anni denunciamo il gap che separa il numero di studenti che si iscrivono al corso di laurea in medicina ed il numero di borse disponibili per completare gli studi con la specializzazione, indispensabile per esercitare la professione medica, almeno in Italia. Ma abbiamo sempre respinto la soluzione del cosiddetto doppio canale. Ogni anno almeno un terzo dei giovani laureati resta fuori dalle scuole di specializzazione. A questi va aggiunta una piccola folla di studenti che, non avendo superato il test di ammissione, si iscrivono nelle facoltà di medicina di università dell’Est Europa, ma poi tornano, perchè desiderano specializzarsi in Italia”.
Source: News UDC Italia