Continuano le consultazioni per la formazione di un governo a cui, nella migliore delle ipotesi, si prepara vita dura.
“Chiunque stia nella maggioranza e chiunque sia relegato più o meno volontariamente all’opposizione, dovrà misurarsi con un Paese sempre più amareggiato davanti ad una politica che non sa più mediare. Quando ogni consultazione genera un niente di fatto, perché ognuno si arrocca nei suoi no, il solco che separa classe politica e società civile si dilata a dismisura.
Gli italiani si convincono sempre di più che chi si candida a governarli ignora i problemi concreti con cui lotta ogni giorno; sottovaluta le situazioni drammatiche in cui versa gran parte del paese e si trastulla con questioni che riguardano solo il proprio ruolo. La quadra indispensabile a generare una maggioranza accettabile tra i partiti si ferma sulla soglia delle proprie intolleranze e non riesce a fare quel passo in più che mette in condizione di lavorare davvero per il bene comune.
Ogni partito sembra guardare prima di tutto alla propria affermazione politico-istituzionale. Si Centrodestra, ma non Lega, tuona il Pd. Si Centrodestra ma non Berlusconi, dichiara il M5S. Pd e M5S spaccati nei confronti dell’una o dell’altra soluzione. Sembra la tempesta perfetta, da cui diventa sempre più difficile uscire e gli italiani aspettano; la disoccupazione aumenta; il carico delle tasse diventa insopportabile e i poveri sono sempre più esposti ad una crisi ingestibile.”
Lo afferma la senatrice Paola Binetti, UDC, che continua: “Forse Mattarella potrebbe cominciare con escludere dalle consultazioni i rigoristi del No e dischiudere le porte ai possibilisti del si; a quei moderati che da sempre sono la forza del paese per la loro paziente flessibilità e la loro inossidabile resilienza.
I No pregiudiziali a Berlusconi o a Salvini, l’ostracismo ad alcuni pentastellati, ecc… trasformano una critica ad personam in una guerra ai partiti, nei partiti e tra i partiti. Non tengono conto delle aree di intersezione, dei valori condivisi, della serietà e della competenza specifica proprie di molti tra i parlamentari eletti; della loro capacità di mediazione e della costante ricerca del punto di equilibrio che può risolvere una questione e che caratterizzano l’agire politico di qualità.
Questo è il cambiamento di metodo che chiediamo al presidente Mattarella: andare oltre gli epigoni del No per trattare con i mediatori capaci di individuare soluzioni laddove gli altri vedono solo ostacoli.”