Binetti. La XVIII legislatura o sarà realmente parlamentare o non sarà.
La vera rivoluzione parte dalla centralità del Parlamento.
“In ogni partito, movimento, gruppo parlamentare c’è un livello politico-decisionale in cui qualcuno elabora le strategie, valuta le circostanze e poi comunica al gruppo le decisioni prese, magari dopo un confronto aspro, ma pur sempre limitato a pochi big.
La vera rivoluzione che oggi ci si attende è di tutt’altro tenore e si reclama una democrazia ascendente, bottom-up si direbbe; non limitata ad una semplice trasmissione di informazioni, a cui segue l’adesione del gruppo con il relativo voto di conferma in aula.
Chissà se i vari leader, per altro tutti da confermare con l’elezione dei capigruppo, ne sono consapevoli fino in fondo.
La rivoluzione, per essere efficace dopo questo tsunami elettorale, deve cominciare nei gruppi, nella gestione democratica dei gruppi.
Non sono quindi da sottovalutare, né tanto meno da dare per scontate, le riunioni di questa settimana: da quella del Pd a quella di FI; da quella della Lega o del M5S a quelle dei gruppi più piccoli e solo apparentemente meno rilevanti.
La lettura del sentimento prevalente in ogni gruppo è una misura significativa delle dinamiche di sviluppo che potrebbero determinarsi in un futuro ormai prossimo. Nessuno nei gruppi, in ogni gruppo, vuole assumere una posizione attendista, senza intervenire, opinare, partecipare alla decisione finale. E il micro-dissenso interno non va assolutamente sottovalutato nella prospettiva delle prossime votazioni del 23 marzo.
Il modello di leader accentratore appare superato come conferma proprio la solenne sconfitta di Renzi. Ed è questa la sua principale eredità ai due competitor del M5S e della Lega, nonché ai colleghi di partito che si apprestano a rilevarne lo scettro del comando”.
Lo afferma l’onorevole Paola Binetti, UDC, attualmente eletta al Senato.
“Il Pd è stato sconfitto solo dal Pd e cinque anni fa sembrava invincibile: ogni altro gruppo o partito deve raccoglierne la lezione. Sacrificare la democrazia interna ha un costo altissimo; rinunciare ad ascoltare il gruppo nella sua interezza può essere devastante; rinchiudersi nel proprio cerchio magico, magari intorno ad uno dei famosi caminetti, oggi risulta demenziale.
Occorre ridare valore al Parlamento nella sua interezza e questa legittimazione deve ricominciare nei gruppi e dai gruppi. Ogni parlamentare va messo davanti alla sua responsabilità e a nessuno va preclusa la via del dissenso democratico dentro il gruppo, proprio per costruire una prospettiva comune, condivisa e sostenuta collegialmente.
La speranza è che la XVIII legislatura riparta da qui: dalla sua dimensione parlamentare, quale è la nostra Repubblica.
Ogni parlamentare conta e ha diritti e doveri da assumere in libertà nel gruppo e con il gruppo.
Dimenticarlo, offuscarlo o peggio ancora calpestare questa realtà di rango costituzionale può essere esiziale per qualsiasi gruppo… anche se apparentemente vincitore!”