Gioco, Binetti (Udc): No regali a criminalità, contrasto dell’illegalità (LaPresse) Milano, 2 feb. –
“L’obiettivo dell’emendamento era sottrarre il gioco all’illegalità e alla criminalità organizzata” e permettere ai centri scommesse non autorizzati di “regolarizzare la propria posizione”, trasformandoli” in punti autorizzati e rendendoli soggetti al fisco”.
Lo ha detto ad Agipronews Paola Binetti (Udc), che presentò un emendamento al decreto fiscale del 2016 per offire a 700 punti scommesse non autorizzati la possibilità di aderire alla sanatoria.
Un’iniziativa stigmatizzata da più parti nei commenti apparsi oggi sulla stampa, visto che quei 700 punti facevano capo all’imprenditore Benedetto Bacchi, arrestato ieri nell’operazione “Game Over”.
Bacchi avrebbe fatto pressioni perché l’emendamento venisse approvato, ma la proposta di modifica venne giudicata inammissibile. Anche se questa proposta “non è decisamente nelle mie corde” e “non appartiene all’approccio che ho al tema dell’azzardo, da sempre concentrato sulla tutela della salute”.
Non si tratta “assolutamente di un regalo alla criminalità”, anzi “era l’ultima delle mie intenzioni”, chiarisce la Binetti.
“Nella legge di bilancio 2016 il mio unico emendamento riguardava la tutela dei giocatori: questa è la battaglia concreta che porto avanti da sempre, anche attraverso il disegno di legge per il contrasto del gioco patologico”, spiega Binetti.
La proposta in questione, invece, “faceva parte di un piccolo pacchetto di emendamenti che proveniva dal Senato”, ed era stata firmata dalla deputata nel passaggio alla Camera.
“È anche possibile che mi sia sbagliata nell’intercettare il senso di quell’emendamento: l’unico motivo per cui posso averlo sottoscritto è il passaggio specifico che riguarda la regolarizzazione” dei punti scommesse e la riemersione “dell’azzardo illegale e non controllato, non soggetto alle politiche fiscali”, sottolinea.
“Bisogna portare alla luce” queste situazioni, ha osservato Binetti, e “conoscere il fenomeno” dei punti scommesse irregolari, che devono essere “sottoposti alla normativa fiscale, possibilmente anche più severa” ma, “in un quadro generale, bisogna ridurre drasticamente l’offerta di gioco in Italia”.
In quest’ottica, bisogna esercitare “un controllo molto più forte sul gioco online”, i cui server “spesso sono collocati all’estero, nei cosiddetti paradisi fiscali.
Stiamo lavorando invece perché si riconducano all’interno del nostro Paese i redditi da tassazione”, conclude.
(LaPresse) 16:07 02-02-18