Il 16% degli italiani non ha i soldi per riscaldare adeguatamente la propria abitazione

“I dati Eurostat pubblicati oggi fanno pensare molto: il 16% degli italiani non ha i soldi per riscaldare adeguatamente la propria abitazione; sono il doppio della media UE.
Non stupisce quindi che siano a rischio anziani, neonati, malati cronici, disabili. In ogni caso sono a rischio le famiglie che in questi anni hanno visto assottigliarsi paurosamente i loro risparmi, perché qualcuno ha perso il lavoro oppure per sostenere i figli che non trovavano lavoro.
E’ evidente che vivere in una casa fredda oltre che essere disagevole mette anche a rischio la salute, soprattutto in tempi di epidemia influenzale, facile a diventare bronchite o addirittura bronco-polmonite.
Ma la cosa rilevante, anche sotto il profilo politico, è che mentre solo l’8,7% degli europei ha difficoltà economiche tali da non consentire di riscaldare adeguatamente la propria abitazione, questo indicatore sociale mostra come la loro situazione sia progressivamente migliorata rispetto al 2011.
Allora per favore non diteci che le cose in Italia ormai vanno bene, che siamo fuori dalla crisi, che la ripresa economica c’è… molte altre belle notizie che alla prova dei fatti si rivelano vere e proprie fake news.
Promesse elettorali puntualmente smentite dai dati concreti ed asettici delle statistiche comparative. Tra gli italiani che non si curano perché non hanno i mezzi neppure per il ticket ci sono quelli che non scaldano la casa e quindi aumentano il loro coefficiente di rischio. Sono i cardiopatici, i soggetti affetti da patologie respiratorie croniche, le persone anziane, soprattutto se hanno problemi cognitivi, i neonati; le persone che soffrono di malattie croniche come il diabete, le malattie reumatiche e quelle che interessano il sistema osteo-artro-muscolare, le patologie psichiatriche, ecc.”.
Lo afferma l’onorevole Paola Binetti, UDC, che continua: “Dalla maggioranza giungono messaggi che raccontano una situazione in continuo miglioramento, nonostante siano in flagrante contraddizione con la realtà. Siamo il Paese fanalino di coda in Europa in quanto a ripresa, per l’esiguità dei risultati raggiunti e per la loro estrema lentezza. Ma siamo ai primi posti, per esempio, perché non riusciamo a scaldarci adeguatamente, con le inevitabili conseguenze.
Le false promesse possono convertirsi in un boomerang preoccupante quando si fondano su dati inequivocabilmente falsi.
La nostra priorità è creare lavoro, tanto e ben distribuito sul piano nazionale.
Ma non saranno i sacchetti di plastica non riciclabili, i cosiddetti monouso, a salvare il nostro Paese. Una norma vessatoria che non garantirà a nessuno una migliore condizione di salute e non favorirà la ripresa economica se non all’unico produttore identificato.
Ed è invece diventata il classico cerino che accende un paese schiacciato dalla peggiore pressione fiscale che esiste in Europa.
La rivolta dei sacchetti di plastica mostra una volta di più la radicale incapacità di questo governo a muoversi n sintonia con il paese reale…”.

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