«Partecipazione dal basso e valori così si rafforza la presenza cattolica» – Antonio De Poli su Avvenire

«Partecipazione dal basso e valori così si rafforza la presenza cattolica» – Antonio De Poli su Avvenire

Il senatore De Poli, presidente dell’Udc s’interroga sui 106 anni dall’Appello di don Sturzo ai “liberi e forti” alla luce degli stimoli all’impegno politico dell’ultimo Consiglio permanente della Cei

Qualche giorno fa si è celebrato il 106esimo anniversario del manifesto di don Sturzo, l’Appello ai “liberi e forti”, primo tangibile passo di quello che sarebbe diventato l’imprescindibile impegno dei cattolici nella vita politica del Paese.

Questo appello è ritornato idealmente nel corso del Consiglio permanente della Cei, che in maniera netta e in tempi di nuove crisi e instabilità europee ed internazionali, ha richiamato i cattolici a un rinnovato impegno nella politica. Una missione, più che un compito, giusta e necessaria: è indispensabile, per far crescere le nostre istituzioni nazionali ed europee, che la presenza dei cattolici si rinnovi tematicamente e in termini di rappresentanza. Di fronte all’astensionismo dilagante, il dibattito politico deve tornare a farsi carico delle istanze sociali e culturali espresse dalla dottrina cattolica, per rappresentare vaste aree dell’opinione pubblica che oggi faticano a trovare spazi. È chiaro che questa “casa politica” non può rafforzarsi attraverso operazioni di puro ceto politico, ma deve trovare radicamento e linfa vitale partendo dal basso, dai territori, dal mondo dell’associazionismo e del volontariato, che in un’epoca di grave crisi valoriale e di disaffezione, rappresentano un rifugio sicuro per chiunque abbia voglia di mettersi al servizio della società.

Contrapposizioni e strumentalizzazioni nascono quando il messaggio cattolico viene utilizzato per riposizionamenti politici fini a sé stessi. L’impegno cattolico non può prescindere dalla difesa di istanze ben precise e tanto meno dal coinvolgimento dei gangli vitali della nostra società. L’invito a non cedere alle contrapposizioni sterili e alle polarizzazioni richiama tutto il mondo politico alla riflessione più che alla corsa al posizionamento temporaneo, dettato dai sondaggi più che dalle urgenze sociali. Mi ha particolarmente colpito, nel documento finale, il passaggio sui luoghi di formazione politica che, nell’epoca dei social e della semplificazione nei dibattiti pubblici, rappresentano il seme sia per una società civile realmente consapevole sia di una comunità politica più matura. Servono spazi fisici reali di educazione al lessico della politica che deve essere lo specchio di una semantica concreta volta alla solidarietà, al rispetto della persona, ai valori europeisti e di tutela della cultura cristiana.

Un’eredità importante ci viene dal passato e da una storia di impegno, che a partire da don Sturzo ha segnato in maniera indelebile la storia dell’Italia democratica per molti decenni. Una storia che va rivitalizzata insegnando ai giovani che essere parte di una società non vuol dire soltanto aspettarsi qualcosa in cambio, ma soprattutto dare qualcosa in cambio.

Mettersi al servizio, senza pensare alle alchimie politiche. Questo messaggio non è mai scomparso dal dibattito pubblico perché è parte fondante della nostra democrazia: lo spazio politico è già rappresentato da chi non ha mai abbandonato la strada tracciata dai padri della dottrina sociale cattolica nella politica e da chi continua ogni giorno ad agire sotto quel segno.

Non dobbiamo segnare un perimetro né piantare bandierine, dobbiamo ampliare quello spazio e accogliere nuove forse dalla società civile per rafforzare la missione di un impegno politico che ci accompagna fin dal 18 gennaio del 1919.

FONTE: AVVENIRE

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