Giulia Cecchettin: Marconi (Udc), senza una coppia stabile che educhi i figli ogni forma di violenza crescerà a dismisura
Giulia Cecchettin: Marconi (Udc), senza una coppia stabile che educhi i figli ogni forma di violenza crescerà a dismisura
Le strumentalizzazioni del caso non aiutano certo le donne
Lo smisurato dibattito che si è sviluppato intorno al tragico caso della morte di Giulia Cecchettin induce a necessarie riflessioni. Il tragico caso di Giulia, purtroppo, non è l’unico, essendosi verificati nel corso dell’anno almeno un centinaio di uccisioni di donne per cause legate a rapporti e legami affettivi. Ogni riflessione ovviamente è sempre utile, ma non si capisce perché questo sia diventato un caso scatenante, a meno che non sia stato caricato di argomenti che nulla hanno a che vedere con la questione in oggetto. Per questo smisurato, cioè fuori da una misura che ci aiuti a capire cosa bisogna fare. Aver collegato il caso alle violenze di tutti i tipi e non solo a quelle cosiddette “di genere”, includendo il sostegno ad Hamas, gli attacchi al governo e le aggressioni a sedi di associazioni che si occupano di vita e famiglia rivelano, in modo chiaro, una pericolosa strumentalizzazione ideologica. Pericolosa soprattutto per le donne che di tutto hanno bisogno in questo momento meno che di chiacchiere e di strumentalizzazioni appunto. Le donne hanno bisogno di stabilità economica per dare sicurezza alla coppia e alla famiglia che creano; hanno bisogno di tempo da dedicare a sé stesse e ai figli; hanno bisogno di essere garantite e protette da una cultura consumistica, questa sì violenta e sfruttatrice, che continua ad indicarle come oggetti passivi di godimento e di piacere.
Su questo poco o nulla si dice, continuando ad accettare una dilagante pornografia e un sottile uso della persona donna per incentivare vendite e commercio. Quello che dovremmo condannare tutti è la commercializzazione dell’essere umano, femmina o maschio che sia, bambino o anziano, perché distruggendo la dignità della persona umana si apre la strada alla legittimazione di ogni forma di violenza, sopruso o sopraffazione. Per tutto ciò ritengo che le pur lodevoli iniziative che si stanno assumendo sono del tutto insufficienti: non basta aggravare le pene, la cosa non ha mai funzionato per nessun tipo di reato in qualsiasi paese del mondo; non bastano neanche le cosiddette misure di prevenzione educativa attraverso conferenze e corsi di educazione da svolgere nelle scuole. Anche in qualità di ex assessore regionale ai Servizi Sociali debbo, con amarezza, ammettere il fallimento sostanziale di queste campagne che pure abbiamo previsto in molte leggi regionali: nelle scuole abbiamo portato di tutto pagando un prezzo pesante con la riduzione delle ore di insegnamento scolastico. Abbiamo portato conferenze sulla droga, l’alcolismo, il bullismo, il gioco d’azzardo, l’ecologismo e adesso la violenza sulle donne e tanti altri corsi di educazione civica e stradale. Tutto lì, tutto a scuola, perché l’unica vera agenzia educativa capace di dare ferialmente ai nostri bambini e ragazzi una sana educazione di vita ha perso progressivamente il suo ruolo ed è stata svuotata di importanza ed autorità. Sto parlando della famiglia, cancellata di fatto dalla necessità che entrambi i genitori debbano lavorare e restino fuori casa per una decina di ore al giorno lasciando appunto ad altri il fondamentale ruolo di educare, cioè, non dimentichiamolo, di tirar fuori dai figli le cose migliori perché siano vissute e sperimentate. Dovremmo invece, come succede in molti paesi del Nord Europa, riuscire ad offrire ad entrambi i genitori, secondo la scelta che la stessa coppia farà, lunghi periodi di congedo parentale e di lavoro part-time per consentire al padre o alla madre di essere più presenti in casa, soprattutto quando i figli tornano da scuola. Liberare la questione della violenza sulle donne da strumentali elementi ideologici è la prima e vera azione anti-violenza che dobbiamo compiere. Ci vuole un’asciutta e serena determinazione che sappia valutare il fenomeno con sincerità, per consentirci di riconoscere quali responsabilità ha l’intera società su questo fenomeno, senza cercare soluzioni sbrigative della facile, quanto inutile, criminalizzazione di singole parti della società stessa.
Luca Marconi
Segretario provinciale Udc Macerata
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