“È da almeno cinque legislature che l’Udc propone la misura del Quoziente familiare che garantirebbe una svolta storica: più numerosa è la famiglia, meno tasse paghi. Una misura di ordine fiscale che consentirebbe di riscoprire il grande valore sociale della famiglia. Sembra che finalmente tutte le forze politiche si stiano rendendo conto che un Paese a crescita demografica zero non è un Paese sostenibile. Ma mentre si parla tanto di sostenibilità rispetto al mondo delle imprese, non si tiene conto di un fatto essenziale, che la famiglia, prima e fondamentale impresa del nostro Paese, con la sua crescita a livello zero e addirittura con il bilancio negativo tra nascite e decessi, ormai ha raggiunto un livello di non sostenibilità. La misura del quoziente familiare sembra un concetto abbastanza ovvio da spiegare, anche ai maxi-esperti del MEF o agli implacabili funzionari dell’Agenzia delle entrate. Il valore dello stipendio di una famiglia, in cui madre e padre lavorano, ma hanno a carico uno o più figli, si riduce progressivamente sulla base del numero dei figli. D’altra parte, è noto che ogni figlio assorbe oltre il 20% delle risorse familiari, per cui già con 2 – 3 figli la soglia di povertà per molte famiglie è un rischio ad alta probabilità. Il quoziente familiare consente di tener conto non solo di quanto guadagnano i genitori, ma anche di quanto costano i figli, considerando il nucleo familiare nel suo complesso”. Lo scrive in una nota Paola Binetti, senatrice dell’Udc e candidata di Noi Moderati alla Camera dei deputati.
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