Attenzione a non identificare il Paese reale con la contrapposizione tra bande, che ostentano vessilli politici, mentre sono solo segno di una violenza delinquenziale
“La violenza tra gli opposti estremismi sta punteggiando l’attuale campagna elettorale e rievoca un clima oltre 40 anni fa, quando l’intero Paese subì la violenza di soggetti e di gruppi ai margini del sistema sociale. Per coloro che non erano e non volevano essere né fascisti, né comunisti sembrava difficile mantenere una identità personale e culturale che non fosse confusa con un qualunquismo di bassa lega.
Eppure eravamo in molti a voler essere semplicemente democristiani, che significa sostanzialmente tre cose: riconoscerci convintamente nelle comune radici cristiane; essere moderati nei toni e nei comportamenti; volere un processo di riforme, ormai diventate improcrastinabili, senza scivolare però nel clima distruttivo della rivoluzione, propugnata a destra e a sinistra.
Eravamo di Centro, pronti a dialogare e a collaborare, ma alieni da qualsiasi forma di violenza. Ma anche allora la grande stampa non prestava molta attenzione a quella gioventù, ed era tutta concentrata sugli opposti estremismi, fino a far pensare che l’intero paese si risolvesse in quelle battaglie di dx-sn.”
Lo afferma l’onorevole Paola Binetti, UDC, che continua: “La nostra, allora come oggi!, era una società che nella sua normalità pagava il pegno della indifferenza mediatica, per cui scompariva in un anonimato corrosivo e svalutativo. Eppure era una maggioranza, neppure tanto silenziosa; fedele alle sue radici di serietà nello studio, di disponibilità nei rapporti umani, di attenzione ai sentimenti tipici di chi sognava come ideale l’avere un lavoro, segno concreto di responsabilità e di autonomia professionale.
Prerequisito indispensabile per mettere su famiglia.
A distanza di tanti anni, anche oggi riproponiamo un modello di società normale, in cui parole come lavoro, famiglia, meritocrazia, abbiano ancora un senso e si possano proporre come legittima aspirazione.”