Senza riduzione fiscale non ci sarà crescita né sviluppo. Ripartiamo da qui!
“Fra le fake news più pericolose in questa Campagna elettorale ci sono quelle che riguardano l’economia reale del Paese, sospesa tra una percezione personale e familiare di grande difficoltà e l’annuncio di molti dei media, allineati all’impostazione governativa, che scrivono testualmente che ci stiamo avviando verso una ripresa economica e stiamo uscendo dal baratro della crisi economica.
Sono solo belle parole che vorrebbero suscitare un senso di sicurezza nei cittadini, ma che alla prova dei fatti si scontrano con l’esperienza concreta di ognuno di noi.
La vera ripresa economica è riscontrabile con dati oggettivi solo in altri paesi europei e non il nostro.
Tra i problemi che affliggono il nostro paese c’è sicuramente la disoccupazione, l’enorme pressione fiscale che affligge famiglie ed imprese, e il problema della corruzione.
Sono alcune delle problematiche principali più urgenti da risolvere, almeno a mio avviso.
Il paradosso è che mentre la pressione fiscale aumenta, sollecitata dallo Stato come l’unica soluzione possibile per risolvere qualsiasi tipo di problema, molte imprese italiane abbandonano il nostro paese con la conseguenza immediata di un incremento delle disoccupazione e quindi della necessità di attivare adeguati ammortizzatori sociali che a loro volta incrementano la spesa pubblica, determinando deficit di bilancio sempre più pesanti.
Sembra incredibile ma la ricetta di un fisco a misura di uomo o di impresa, messa in atto in molti Paesi, non viene neppure presa in considerazione.
Eppure una conferma lapalissiana, proprio in questi giorni, viene dalla recentissima riduzione fiscale, messa in atto per facilitare il processo di trasformazione delle aziende nella logica del 4.0. Si tratta della intensa operazione di trasformazione in senso digitale di tutta l’organizzazione del Paese. Ma evidentemente i ministri non si parlano tra di loro.”
Lo afferma l’onorevole Paola Binetti, UDC, candidata al Senato con l’ormai famosa Quarta forza della coalizione di Centrodestra.
“Ci candidiamo a governare il Paese mettendo in atto una diversa riflessione sulle conseguenze di certe decisioni non solo nel breve termine ma anche nel lungo periodo.
Nel 2017 la pressione fiscale reale è stata del 48,8%, superiore di 6.3 punti rispetto a quella dichiarata ufficialmente, ed ha riguardato sia i lavoratori dipendenti che gli autonomi.
Il divario tra i due dati: quello ufficiale e quello percepito, sembra sia da attribuire al fatto che il MEF mette a reddito anche i proventi delle attività illecite ed illegali.
Pertanto, la pressione fiscale reale che grava su lavoratori dipendenti, sugli autonomi, sui pensionati e sulle imprese che si comportano correttamente nei confronti del fisco è superiore a quella ufficiale di 6,3 punti. Ennesimo paradosso, per cui mentre lo stato da un lato denuncia la corruzione, di cui è parte integrante anche il sommerso economico, dall’altro se ne serve a proprio uso e consumo.
Il lavoratore dipendente percepisce uno stipendio netto che costa al suo datore di lavoro esattamente il doppio. Datore di lavoro e lavoratore sono entrambi schiacciati da una pressione fiscale, che non giova a nessuno.
La strategia migliore per uscire dalla crisi economica a mio avviso, è quella di puntare sul lavoro ma non solo a parole.
Secondo gli ultimi dati di previsione elaborati dalla Commissione europea per il 2018 il nostro Pil reale è destinato ad aumentare solo dell’1,3 per cento.
La Grecia, che solitamente è il fanalino di coda europeo, quest’anno aumenterà la propria ricchezza del 2,5 per cento.
Ecco perché, fin dall’inizio della prossima legislatura, la riduzione fiscale è tra gli obiettivi strategici previsti.”